Da mesi ormai, nel nostro Paese, imperversa il dibattito sul disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia presentato dal Deputato PD Alessandro Zan. Numerose sono le voci che, sfidando la soverchiante “intellighenzia” della sinistra politica e culturale, si levano sempre più preoccupate circa gli effetti che l’entrata in vigore del ddl causerebbe nella società. Dalla Chiesa Cattolica agli ambienti politici conservatori, passando per i circoli femministi e le associazioni di lesbiche, in moltissimi contestano due aspetti cruciali: il primo, la preminenza dell’identità di genere percepita rispetto a quella biologicamente determinata; secondo, il rischio che questa legge diminuisca drasticamente la libertà di opinione, di ricerca e di pensiero già messe in discussione dall’ideologia del politicamente corretto e dall’isterica damnatio memoriae perpetrata contro la cultura occidentale. Noi di ControventoNotizie non potevamo che scegliere una voce fuori dal coro per parlarci del ddl Zan, per questo abbiamo intervistato Umberto La Morgia, fondatore di Omosessuali di Destra e Presidente del Circolo di FdI “Benessere Animale”.
La Morgia, come è visto il ddl Zan all’interno della comunità omosessuale e degli ambienti LGBT?
Iniziamo subito col dire che io, da omosessuale, non mi sento assolutamente parte di una comunità a sé, non è il mio orientamento sessuale a definire la persona che sono, e le mie idee politiche, le mie convinzioni religiose, lo dimostrano ogni giorno. Detto ciò devo dire che non sussiste un vero e proprio dibattito sul tema per almeno due ragioni: prima di tutto c’è scarsa conoscenza di cosa prevede veramente questo disegno di legge, in secondo luogo c’è un fortissimo ostracismo da parte delle associazioni LGBT nei confronti di coloro che, pur facendone parte, almeno idealmente, osano esprimere delle perplessità circa il ddl Zan.
Secondo lei questo progetto di legge non serve? Molti dicono che si tratti di una battaglia di civiltà e che aiuterebbe a sconfiggere il problema delll’omotransfobia in Italia, che ne pensa?
La sua approvazione non estenderebbe minimamente il panorama dei “diritti” delle persone che, vorrei far notare, non fanno parte di una categoria protetta, sono esseri umani che meritano, in quanto tali, lo stesso trattamento di fronte alla legge riservato ad ogni altro individuo, cosa già ampiamente garantita dalla nostra Costituzione. Mi fermo su questo punto: in Italia fortunatamente non vige la Sharia (ndr. La legge coranica) e, anche se a leggere i giornali, che spesso per la fame del caso mediatico non verificano adeguatamente i fatti, sembrerebbe il contrario, i dati forniti dall’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) non evidenziano situazioni di criticità circa l’omotransfobia.
Quindi di che si tratta veramente?
Diciamo che da un lato va ad estendere la Legge Mancino, aumentando il peso di alcune pene e andando a comprendere anche l’omotransfobia tra le cause di incitamento ad atti discriminatori, senza specificare cosa sia in realtà un atto discriminatorio di quel tipo, questo è molto grave perché rimette in toto alla discrezionalità del giudice la valutazione sulla natura discriminatoria, o di incitamento, di un gesto o una frase limitando così la libertà di espressione e di parola. Nell’aprile di quest’anno in Inghilterra, uno tra i Paesi ad aver approvato leggi di questo tipo, un prete è stato fermato ed arrestato per aver proclamato in pubblico alcuni passi della Bibbia giudicati “omofobi”, esempio tra i più inquietanti di quello che potrebbe capitare giornalmente in Italia se venisse approvato lo Zan. Non basta infatti che all’Articolo 4 si ribadisca il diritto ad avere le proprie opinioni, anzi, questo è ancora più grave ed assurdo se si pensa che stiamo parlando di una diritto letteralmente a fondamento della Costituzione italiana. Per concludere, l’approvazione di una legge così imprecisa riguardo questi aspetti produrrebbe il fenomeno del cosiddetto chilling effect, ovvero uno stato psicologico di imbarazzo e paura di esprimersi su alcuni temi, dato dal fatto che la gente non saprebbe più con certezza se quello che vuole fare od affermare possa essere considerato discriminatorio, o incitamento alla discriminazione, nei confronti della comunità LGBT. Per esempio affermare che un bambino necessita di un padre ed una madre o che l’istituzione familiare è fondata su una unione eterosessuale, sarebbe possibile?
Rileva altre criticità?
Certamente. Prima di tutto fissa implicitamente un principio, come si legge nel primo articolo, ovvero che esiste una identità di genere stabilita a posteriori dall’individuo che prevale sul sesso biologico, praticamente si apre a circostanze come la partecipazione di atleti biologicamente uomini, auto definitisi donne, a competizioni sportive femminili come già accade in Nuova Zelanda o negli USA, con un evidente problema di scorrettezza nei confronti delle atlete femmine. Poi si istituisce una giornata contro l’omolesbobitransfobia con lo scopo di perpetrare un vero e proprio indottrinamento Gender verso i bambini nelle scuole, nascondendosi dietro la lotta al bullismo, già efficacemente portata avanti da ottime leggi. Pensi che a Casalecchio di Reno (BO), Comune in cui sono Consigliere comunale, nel 2018 fecero festeggiare il Gay Pride ai bambini dell’asilo; io dico che questa non è educazione al rispetto delle diverse identità, ma indottrinamento ad una determinata sessualità esercitato su bambini che ancora non l’hanno neanche scoperta e vissuta. Questo è veramente inaccettabile.
Nel ddl si parla anche di finanziamenti, nello specifico destinati a rinforzare l’operato dei Centri antiviolenza dedicati a persone LGBT, cosa ne pensa?
Credo che sia l’ennesima occasione mancata per affermare un principio che dovrebbe essere secondo me scontato, ovvero che ogni tipo di violenza, anche psicologica, va condannata a prescindere dal sesso/orientamento della vittima e che quest’ultima deve essere tutelata senza distinzioni e compartimenti stagni. Pensate solo che esistono centri antiviolenza che tutelano gli stranieri, le donne e, qualora venisse approvato il ddl Zan, anche centri solo per omosessuali e trans, ma non esiste un’istituzione dello stesso tipo che tuteli per esempio gli 800.000 padri separati in difficoltà economica, spesso accompagnata dall’impossibilità di vedere i propri figli e crescerli come meriterebbero. Il disegno è fin troppo chiaro: va criminalizzato ed emarginato l’uomo bianco eterosessuale, visto idealmente come “nemico naturale” della nuova società che il progressismo vorrebbe imporre: multiculturale, priva di identità forti e “orfana” di padri.
Come interverrebbe quindi nel ruolo del legislatore?
Ripartirei proprio dalla condanna della violenza a prescindere dalle caratteristiche specifiche (come sesso e orientamento sessuale) della vittima e soprattutto in Italia c’è un grande bisogno di certezza della pena. I Centri antiviolenza dovrebbero aprirsi maggiormente e tutelare tutti senza alcun tipo di distinzione, non solo donne o solo LGBT+. Centri che accolgono qualunque vittima senza quel tipo di distinzioni ce ne sono (e questo dimostra che farlo è possibile), ma sono ancora pochissimi. Solo aprendo gli orizzonti e rifuggendo la logica dei settarismi avremo una società più giusta ed equilibrata anche nell’ambito della lotta alla discriminazione e alla violenza.

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