Don Oreste Benzi e Italo D'Angelo

Quando ero bambino pensavo ai Santi come a persone speciali che facevano nascere i fiori dove camminavano e che riuscivano a portare pace in ogni creatura sulla terra.
Mi affascinava il racconto di San Francesco che incontrando il lupo, lo aveva reso mansueto.
Negli anni mi sono allontanato da questa visione, se vogliamo mistica, perché la vita mi ha portato ad occuparmi di vicende umane anche tra le più tristi. Ho visto tanti volti di persone amareggiate e deluse dalla vita.
Ricordo una vecchina che si uccise impiccandosi ad una finestra. Successe in una casa di campagna. Durante il giorno i suoi andavano a lavorare e la lasciavano sola a guardare quei campi che aveva tanto amato e che aveva voluto vedere solo un’ultima volta.
Ho incontrato giovani che avevano ucciso senza pietà e che avevano gli occhi cattivi, giovani persi, ragazze che avevano venduto il proprio corpo per un grammo di droga.
Ho incontrato genitori feriti nel corpo e nell’anima che avevano perso la speranza di una vita dignitosa.
Ho incontrato chi ha ucciso e ho incontrato chi è stato vittima di un sopruso anche grave, a cui avrei voluto assicurare giustizia o una riparazione ma che ho visto uscire deluso dal mio ufficio lasciandomi un rimorso che – in alcuni casi – ancora non mi abbandona
Ricordo una ragazzina bionda, bellissima, che veniva violentata dal patrigno, camionista, ogni fine settimana, quando rientrava a casa dai suoi.Dopo la denuncia non voleva più lasciare il mio ufficio .
Insomma “i santi” si erano allontanati dai miei sogni di bambino.Poi da capo della Squadra Mobile ho incontrato un giovane prete, don Aldo, che mi parlò di un vecchio prete che “raccoglieva” le ragazze per la strada, quelle che venivano chiamate “puttane” perché costrette a vendere il proprio corpo.
Avevo già visto tanto male attorno a me e mi regalai l’opportunità di conoscere don Oreste .
Questo prete grassottello, sempre sorridente, anziano mai stanco, mi fu subito simpatico.
Quando non eravamo ancora diventati amici, un giorno lo accompagnai in macchina a Roma, alla Criminalpol, e per strada per poter parlare con riservatezza, decidemmo di viaggiare da soli e così mi misi alla guida dell’auto di servizio.
Mentre stavamo affrontando alcuni problemi che avremmo dovuto approfondire al Ministero,
ad un certo punto smise di parlare, improvvisamente, spezzando la frase, e lo vidi reclinare la testa.
Dieci minuti forse, in cui pensai: “Madonnina mia! È morto!”
Don Oreste riaprì gli occhi e ricominciò il discorso dove l’aveva interrotto.
Vedendo il mio stupore sorrise e mi disse : “Mi bastano dieci minuti, ogni tanto. Non si preoccupi, dottore”.
Quando riferii l’accaduto a Don Aldo, lui rise divertito.
Quanti viaggi, quante notti passate per strada. Pur essendo grassottello non mangiava mai. Chissà come aveva fatto ad ingrassare. Forse la costituzione dei vecchi contadini, forti come querce e un po’ rubicondi. Se ci fate caso le persone grassottelle sono le più simpatiche.
Don Oreste non era mai stanco del tutto. Mi chiedevo da dove gli venisse quella forza.
Negli anni l’ho compreso. Quest’uomo era abituato ad amare ed il suo amore per gli ultimi lo spingeva ad ogni sacrificio.
Al processo di beatificazione mi è stato chiesto se ho assistito a fatti straordinari , frequentandolo. Io credo che la straordinarietà sia stata quella stessa forza che consentiva a mia madre di pensare a noi figli dalle 6 del mattino alle 23 di sera.
Non era mai stanca mia madre: le mamme non si stancano mai. Anche quando hanno mal di testa fanno le faccende di casa, cucinano, e vedendo il proprio piccoletto lo baciano con trasporto.
La santità è la straordinarietà di una disponibilità assoluta all’amore, senza condizioni,
un riflesso dell’amore di Dio che riesce ad amarci sempre, sempre, anche quando lo insultiamo. Come saprebbe fare solo una madre.
Si, credo che don Oreste sia un Santo.

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