La nuova amministrazione regionale, con due provvedimenti in pochi mesi, ha ripreso in mano il delicato tema dello smaltimento dell’amianto.
Il primo ad affrontare l’anno problema è stato l’Assessore regionale all’Ambiente Stefano Aguzzi che ha portato a termine un iter che era atteso dallo scorso anno: il regolamento relativo all’applicazione della Legge regionale 22 aprile 2020, n. 14 “Incentivi per la rimozione e lo smaltimento di piccoli quantitativi di rifiuti contenenti amianto” .
Ora che questo regolamento, con tutti i criteri e le modalità per l’erogazione dei contributi, è stato redatto si potrò procedere alla pubblicazione del bando, prevista entro il mese di febbraio 2021. Il bando sarà dedicato ai privati cittadini: chi farà domanda potrà avere un contributo fino ad un massimo di 2000 euro, per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto nelle sua proprietà a consuntivo, ovvero dopo aver eseguito i lavori, e su presentazione delle spese sostenute. Il contributo sarà fino a un massimo di 2.000 euro. Per soddisfare tutte le domande sono stati stanziati 200.000 euro con un emendamento al Bilancio preventivo che rifinanzia la Legge regionale 14/2020.
L’altro provvedimento relativo alla rimozione di questo pericoloso complesso di minerali che si nasconde subdolo in molti manufatti ed edifici, riguarda invece l’ambito sanitario con il proseguimento dell’opera di bonifica per la rimozione e smaltimento dell’amianto presente nelle strutture ospedaliere della regione nell’Area vasta 3. Lo ha comunicato l’assessore ai Lavori pubblici e all’Edilizia ospedaliera Francesco Baldelli che ha anche detto che, per questa prima fase, sono stati selezionati per interventi di bonifica dal rischio amianto gli ospedali di Macerata, Matelica e Civitanova Marche.
La spesa complessiva ammonta a circa 482mila euro che è esattamente la somma degli importi richiesti dalle aziende sanitarie, quindi vi è da parte della Regione una copertura economica totale. L’intervento rientra nel Piano complessivo di bonifica dell’amianto attivato per 21 ospedali della regione.
Due provvedimenti importanti che ci fanno capire come la questione amianto sia cosa tutt’altro che risolta nelle Marche, come ci ha spiegato il geometra Eliano Marangoni, che da oltre trent’anni ricopre il ruolo di Responsabile per Rischio da Amianto (RRA) per privati, aziende ed enti pubblici.
In realtà qual’è la situazione dell’amianto nella nostra regione?
Nel 2002 la Regione Marche ha avviato un censimento per individuare tutti i siti contenenti amianto, siano stati essi pubblici, aziendali o privati, tra le altre cose ho seguito proprio personalmente la mappatura delle strutture dell’Area Vasta 3. La procedura è consistita nell’invio di oltre 200 mila questionari a titolari di partita iva ed enti pubblici, tra cui aziende sanitarie e istituti bancari. Le risposte arrivate sono state poco più di 50 mila e ben in un terzo di esse si segnalava la presenza di questo elemento. È chiaro che la mappatura non è completa e che, soprattutto, purtroppo, non sono stati fatti gli ulteriori passi necessari.
Quindi c’è una spada di Damocle ancora appesa…
Si. Ogni tre anni si pubblica il piano nazionale di prevenzione che mette in evidenza le emergenze: nelle Marche fino ad ora si è preferito non approfondire per paura del rischio di creare un ulteriore allarme sociale. Per me il vero rischio per i cittadini è quello di non sapere che cosa respirano quando entrano in certi ambienti, soprattutto quando si parla di luoghi pubblici.
Buona quindi l’iniziativa dell’assessore Baldelli…
Certo. Quando si parla di diritto alla salute significa anche garantire ai cittadini di entrare in strutture bonificate e sicure. Speriamo che sia la prima di una serie di bonifiche da realizzare in modo programmato e coordinato in tutte le strutture ospedaliere della regione in attesa da troppo tempo.
Ci può spiegare che cos’è esattamente l’amianto?
In parole povere si usa definire amianto un gruppo di minerali naturali – silicati di magnesio, con calcio, ferro e sodio, caratterizzati da una struttura cristallina e abito fibroso. Purtroppo queste sostanze sono state usate, fino alla legge che ne vietata l’impegno nel 1994, come materia prima per produrre moltissimi manufatti e oggetti.
Dove potrebbe nascondersi il pericolo?
Praticamente dovunque. Se parliamo di edifici per esempio nelle coibentazioni, nelle lastre del cosiddetto cemento amianto, nelle strutture metalliche che venivano intonacate con materiali a base di amianto, nelle mattonelle in vinile-amianto. Passando agli impianti, lo troviamo in alcuni rivestimenti delle vecchie caldaie, nelle casseforti, nelle cabine cinematografiche, nelle lavanderie a secco, nei forni inceneritori, nelle tubazioni. E poi si impiegava in tutto il comparto dei trasporti, nel vestiario antincendio e pure negli elettrodomestici.
E se scopriamo che da qualche parte c’è amianto, quando dobbiamo allarmarci davvero?
I manufatti in amianto non sono pericolosi per il semplice fatto di contenere amianto, ma soltanto quando sono in grado di rilasciare, nell’ambiente circostante, fibre aerodisperse che possano essere respirate. C’è però un tipo di amianto che si definisce friabile che è facilmente sbriciolabile. Quindi se una lastra è ben mantenuta e non scalfita niente paura. Ma l’attenzione deve essere sempre alta, e a quel punto la segnalazione è d’obbligo.

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