S’inaugura il prossimo 9 settembre, alla Galleria d’Arte Puccini di Via Matteotti 31/A ad Ancona, una mostra di opere di Claudio Cintoli, noto artista marchigiano, autore straordinariamente libero, autonomo, al tempo stesso trasversale e protagonista (anticipatore a volte), di tutti i vari movimenti delle neo – avanguardie tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Ancora prima del valore e dei significati dell’opera artistica di Cintoli, si deve far riferimento alla persona, alle sue esperienze (diversi soggiorni all’estero), alla comprensione della sua smisurata curiosità, fino all’irrefrenabile esercizio della pratica dell’arte, che, accanto all’innata manualità, alla spontanea, preziosa abilità tecnica, all’analisi del confronto con l’ambiente artistico romano (e con figure come quella di Mario Schifano in primo luogo), ne fanno un assoluto ed ancora oggi riconosciuto protagonista della storia dell’arte contemporanea di quegli anni.
Dopo l’esordio giovanile fatto di disegni e tempere in cui il segno è già sicuro, deciso ed incisivo, egli approda naturalmente alla stagione dell’Informale di quegli anni, per la quale il suo contributo risulta estremamente esclusivo e particolare. E’ un contributo trasversale, non etichettabile, che si definisce in una autonoma e indipendente composizione del quadro, non sempre allineata ad un astrattismo di maniera, a volte, anche nella commistione tra figurazione ed astrazione, un’esperienza fatta anche di soluzioni inedite ed alternative, comprensiva del suo stesso contemporaneo superamento,
La spregiudicata libertà espressiva di Cintoli, nella continuità di un’astrazione trasversale e di una costante pratica grafico – pittorica, nel corso del suo lavoro si nutre di straordinarie, disinvolte, autonome creazioni di diverso genere e modalità espressive, sia nella qualità delle opere, come nella loro sperimentazione tecnico – compositiva (anche d’ispirazione neodadaista), e, per l’ironica, disinvolta e provocatoria scelta del soggetto, ma sempre in un’incessante e coerente autonomia di linguaggio.
In questa mostra, si tenta, pertanto, di affrontare, trasversalmente a tutta la sua opera e attraverso un misurato e ridotto percorso di opere grafiche e pittoriche, quello che lo stesso Cintoli intende essere il segno dell’operare dell’artista, che nel suo caso diventa la matrice di un’esperienza unica, intesa come capacità espressiva attraverso la quale si manifesta il gesto e l’azione. Dove non c’è differenza tra il gesto pittorico e quello performativo, tra l’azione del disegnare o del dipingere e quella concettuale dell’azione sull’ambiente, della performance, dell’intervento sincronico dell’installazione.
Come si legge nel catalogo della mostra: “Sono tutti questi gli strumenti utilizzati dai vari aspetti della sua ricerca, volta all’affermazione di un’urgenza esistenziale che egli concepisce potersi realizzare solo attraverso l’esperienza artistica, dalla quale può ottenere anche una parvenza di riscontro, consapevole che pure non esiste la certezza di una risposta definitiva, motivo che lo porta a questo suo audace, spregiudicato, costante nomadismo sperimentativo”.
Presente in mostra anche un’opera del Ciclo del volo, che segna il completamento del percorso delle tematiche dei Nidi e delle varie versioni dell’Uovo. E’, questa, l’opera omnia di Claudio Cintoli, il raggiungimento del traguardo per l’avvenuta affermazione esistenziale realizzata nell’arte e affrancata nell’azione più libera in assoluto, quella del volo. E’ il definitivo segno di Cintoli del gesto affidato alla pittura, che dà vita all’azione dell’esperienza artistica, in un ultimato, conclusivo atto estetico.

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