“L’aborto è il più grave degli scempi”; certamente, tanto quanto lo è l’omicidio di qualunque essere umano, con l’aggravante che ad essere uccisa è una persona innocente nel senso più assoluto del termine. Questa frase pronunciata durante l’omelia del 27 ottobre scorso da Don Andrea Leonesi, vicario del Vescovo di Macerata, ha scatenato una bufera mediatica aizzata da Sinistra Italiana Macerata che ha fatto pervenire le proprie esternazioni alla testata giornalistica Cronache Maceratesi il 2 novembre.
Tempesta chiaramente manovrata da una sinistra che non si rassegna alla débacle subita alle ultime elezioni amministrative dello scorso settembre 2020, dopo un governo cittadino durato un quarto di secolo, e che quindi pensa bene di mettere bocca sugli insegnamenti millenari della Chiesa. Una Chiesa che è da sempre contraria all’aborto, come a qualunque altro abominio come la pedofilia, e che da sempre predica l’amore coniugale attraverso le lettere di San Paolo, che tanto irrita le femministe e i movimenti consociati.
Eppure il paragone “osato” da Don Andrea sulla gravità di aborto e pedofilia, non
felicissimo ma fortemente provocatorio e mirato non a stabilire quale dei due è più grave (come lo si è volutamente inteso), bensì a risvegliare la coscienza sopita di tanti cristiani che giustamente si battono per il secondo ma dimenticano o giustificano il primo, è stato l’occasione pretestuosa di Sinistra Italiana Macerata per urlare allo scandalo e denigrare vigliaccamente il celebrante sul raffronto che ha fatto (“quale dei due abomini è più grave”), ma con la reale intenzione di sferzare l’attacco a una sacrosanta verità difficile da accettare dai sostenitori di pretesi diritti. È una verità che però non ammette contraffazioni da parte di nessuno, nemmeno dei non credenti: l’aborto è un omicidio,
senza se e senza ma, perché si decide di interrompere, nella maggior parte per motivi inaccettabili, la vita di un altro essere umano.
E così nella piccola città di Macerata si creano le condizioni favorevoli per la realizzazione della profezia di Gilbert Keith Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». Sì, perché ci troviamo ora a dover difendere non solo Don Andrea ma anche l’evidenza, che non ha bisogno di essere dimostrata, visto che le moderne strumentazioni ci permettono di vederla con i nostri occhi, e cioè che nel grembo materno è presente una “persona” che vive, che si muove, che mangia e che dorme. Un essere umano in uno stadio del suo sviluppo, come lo siamo noi fuori dal grembo finché avremo respiro,che a partire dalla Costituzione di ogni società civile fino al foro interno della coscienza reclama di essere difeso, come noi, in ogni diritto e, certamente, difeso anche nel suo diritto personale a nascere. Non esiste, e non può in alcun modo essere chiamato tale, un “diritto della donna sul proprio corpo”, laddove questo preveda la soppressione di un essere umano. I due coordinatori di Sinistra Italiana Macerata che hanno acceso la miccia, Michele Verolo e Serena Cavalletti, e che si stracciano le vesti e si mascherano dietro parole come “negazionismo” e “oscurantismo”, insieme a coloro i quali la pensano allo stesso modo, sono talmente ciechi da negare l’evidenza, sì da inciampare essi stessi nell’oscurantismo di cui tacciano Don Andrea e tutto il mondo cristiano cattolico, ma anche quello eticamente retto, credente e non, che non ammette l’aborto come fatto “umano” innanzitutto.
Ripetiamolo, perché forse non è chiaro, quello che le parole di don Andrea hanno
puntualizzato, tanto da allarmare i piani bassi, a vedere cotanta veemenza di insulti e proteste: l’aborto è un omicidio nella sua forma più grave, quella dell’infanticidio, compiuto nel modo più atroce. Le strumentazioni che mostrano l’evidenza sopra richiamata, sulla vita intrauterina di essere umano, ci mostrano anche che cosa accade durante un aborto: il bambino viene all’improvviso barbaramente spezzettato o bruciato vivo o risucchiato, a seconda del metodo che viene usato, tra dolori atroci, visto che il feto è senziente. Inconcepibile solo a pensarlo ma è un dato di fatto che i negazionisti di Sinistra Italiana, e non solo, fanno finta di non sapere, o non lo vogliono sapere o appunto lo negano, turandosi gli occhi e le orecchie per cancellare in se stessi e negli altri i sensi di colpa.
Si vuole tacitare la coscienza delle donne madri, spesso quasi bambine appena entrate nella pubertà, dei dottori, dei non pensanti e dei predisposti all’indifferenza, inventando la storiella del “grumo di cellule” che, ricordo, era una metafora usata dai nazisti in riferimento agli ebrei (chiamati “grumi insolubili”). La logica sottostante, guarda caso, è la medesima, un bimbo malformato è “venuto male”, quindi l’aborto diventa la giustificazione oscena di una pratica eugenetica, che sappiamo bene a quale stadio di disumanità ha fatto sprofondare il XX secolo e che rivive ovunque si abbia una legge che ammette
l’aborto, con lo sterminio autorizzato di milioni di bambini ogni anno al mondo. Aborto, per altro, non sempre eseguito per motivi eugenetici, ma anche, mi si permetta di dire perché è la verità, per futili motivi.
Al contrario della logica mortifera dell’aborto, le donne che custodiscono la vita nel grembo vanno accompagnate e protette a tutto tondo nelle loro paure e difficoltà, aiutate anche economicamente, e non spinte ad abortire, se vogliamo davvero raggiungere un alto livello di civiltà e rispetto per la vita in ogni sua forma, sempre e comunque dignitosa e meritevole d’amore. Nemmeno la legge 194 tanto osannata prevede lo sterminio di esseri umani ad libitum, come di fatto viene oggi utilizzata, riservandolo invece solo a casi particolari di grave pericolo per la vita della donna, ma sempre, anche in caso di aborto inevitabile, nella salvaguardia della vita del feto, adottando ogni misura idonea. Ma quanto sancito nella legge è oggi estremamente distante e inapplicato.
Un applauso interminabile va alla Polonia, che ha riconosciuto l’incostituzionalità
dell’aborto anche per malformazione, eliminando la crudele pratica eugenetica di “scelta” del figlio, che viene fatta passare come “tutela per la libertà di scelta e della salute delle donne”, come tengono a precisare Verolo e Cavalletti. Un’affermazione questa che fa venire i brividi alla luce di ciò che nemmeno i due coordinatori di Sinistra Italiana Macerata e la redazione di CM possono negare, e cioè che lì dentro, dove non si vede, c’è un cuore che batte, alla stessa stregua di chi è fuori, cioè di tutti noi che respiriamo, viviamo e che non siamo stati abortiti dalle nostre madri. Certo che “l’aborto non è un gioco né uno scherzo”, ma non per quello che poi viene sostenuto in quell’affermazione, la cui disumanità e insensibilità si taglia con il coltello: non è uno scherzo proprio perché è “infanticidio”, e in questo occorre risvegliare le coscienze anziché mascherarsi, come fanno gli oscurantisti della civiltà, dietro un diritto inesistente, assicurato da una legge che, se applicata davvero, non ammetterebbe tutti gli aborti che si praticano ogni minuto di ogni giorno.
Ma si sa che l’attacco alla Chiesa è oramai palese. Si sente ancora l’eco di quell’Ave Maria all’Università di Macerata del 13 ottobre 2017, per la quale la sottoscritta è stata messa sotto attacco e alla gogna per aver “osato” condividere con i suoi studenti una preghiera per la pace in un luogo laico. A prescindere dal fatto che nell’essere laica la sottoscritta è anche credente (lato della mia personalità che non ho alcun bisogno di nascondere con i miei studenti, nemmeno in un luogo “laico”, come l’università, che non vuol dire affatto “ateo”) una considerazione ora sorge spontanea: con quale diritto questi signori, così ignari dell’insegnamento millenario della Chiesa tanto da citare a sproposito la Sacra Scrittura, vengono a sindacare sull’insegnamento evangelico e a dirci che cosa
debbano predicare i nostri (ma anche loro) pastori, osando tanto da arrivare persino a criticare le parole di San Paolo riguardo alla sottomissione delle donne ai loro mariti? Da quale autorità ottengono il diritto di bacchettare le parole di un sacerdote e di riformare anche il succo della predicazione, che è per fortuna la stessa da 2000 anni? Don Andrea non ha detto nulla di diverso da quanto la Chiesa sostiene e insegna da sempre e che i credenti formati nella Chiesa e nella Parola di Dio già non sappiano, e cioè che l’aborto è un omicidio e il più grave peccato in quanto è soppressione di vita innocente, come è innocente quella violata dai pedofili. La differenza tra l’uno e l’altro appare chiara e lampante nelle reciproche definizioni, violazione contro soppressione, e metterla sotto la pessima luce della scelta di “un male minore”, cosa mai detta né sottintesa da don Andrea,
è da vigliacchi.
Cerchiamo di capire perché c’era bisogno di aggrapparsi al paragone che è stato fatto durante l’omelia tra aborto e pedofilia, altro peccato gravissimo, mai negato da Don Andrea, anzi, ribadito. La risposta è affilata, tanto quanto l’opera subliminale che si nasconde dietro ogni atto di protesta mascherato di buonismo e pietismo ma che conduce a una logica di morte anziché all’accoglienza piena della vita: per continuare a dividere e distruggere, come Satana vuole. È già scritto, non ci sorprendiamo, sembra invece ovvio che la sinistra, la stessa alla quale quell’Ave Maria ha dato molto fastidio, aveva bisogno di un pretesto per portare avanti quest’opera, già da tempo iniziata, di distruzione della Chiesa e della Fede.
Quello che questi signori non hanno (ancora) capito, è che Dio esiste, è misericordioso ma giudice giusto e che la condanna per gli iniqui e la predicazione senza compromessi, come quella che Don Andrea, e per fortuna ancora molti come lui, è solito fare, sono un incoraggiamento al bene e non uno spauracchio “medievale”, parola tanto cara ai sedicenti progressisti dell’era civile, e tuttavia, chissà com’è, sempre più colma di violenza, menefreghismo, individualismo e corruzione.
La buona notizia per costoro è la seguente: Dio è giudice giusto, ma ha così tanta
pazienza da aspettare che ogni uomo si converta al vero e sommo bene, un bene che non ha nulla a che vedere con il buonismo e il pietismo con i quali gli operatori dei millantati diritti civili mascherano azioni e leggi scellerate come l’aborto e l’eutanasia. La notizia ancora più bella è che, come la liturgia di oggi viene a ricordarci, il gregge disperso e confuso (anche per mano di tanti stravaganti pastori, essi stessi sviati dalla loro mondanità) viene cercato, amato e ricondotto all’ovile da nostro Signore. C’è speranza e spazio per tutti nel regno gioioso di Dio, ma questo tempo così tenebroso è il tempo opportuno in cui risuona più che mai la Parola Divina: “rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”.

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