Sono occasioni da non perdere, ma poco sfruttate dall’agricoltura marchigiana. È necessario che le opportunità offerte dal ministero per le Politiche agricole e da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) vengano ben promosse a livello regionale, da parte delle associazioni e delle imprese, integrate con quelle predisposte dalla Regione Marche.
È quanto discusso nella Sala Raffaello del Collegio Raffaello dell’Università Carlo Bo di Urbino, nel corso di un confronto promosso dalla Regione, in collaborazione con la Cooperativa TerraBio. Gli interventi sono stati curati dal presidente Ismea Angelo Frascarelli e da Fabrizio Failli, della direzione Servizi per le imprese Ismea. Hanno riguardato, in particolare la transizione ecologica e digitale, per favorire lo sviluppo delle aziende agricole.
Il vicepresidente della Regione, Mirco Carloni (assessore all’Agricoltura) e il presidente di TerraBio Maurizio Gambini (sindaco di Urbino) hanno introdotto i lavori evidenziando la necessità di stabilire con Ismea un rapporto stabile di cooperazione.
“C’è un mondo di progettualità, di idee, di giovani che vuole avvicinarsi all’agricoltura, ma senza risorse adeguate e calibrate alle reali esigenze di chi opera nel settore, le difficoltà diventano insormontabili”, ha detto Gambini. Le sfide che hanno di fronte le Marche, secondo Carloni, “sono quelle dei distretti e delle filiere.
Abbiamo produttori di qualità, ma mancano le produzioni locali che li sostengano adeguatamente. Abbiamo bisogno di un credito agricolo mirato al contesto locale, dove il merito bancario non venga valutato sul singolo agricoltore, ma sulla capacità della filiera di crescere e produrre reddito”. Il vicepresidente ha poi anticipato alcune linee dei nuovi bandi Psr 2023-2027: “Sono oggetto di una faticosa trattativa con il Governo.
Perché dopo tanti anni sarà lo Stato centrale a fare un piano nazionale e non saranno più le Regioni a trattare con l’Europa. Questo cambia molto la nostra strategia e cambiano i processi decisionali. Stiamo combattendo perché tutte le Regioni hanno delle differenze sostanziali.
L’agricoltura marchigiana non è la stessa, ad esempio, di quella pugliese.
Quindi predisporre un piano che tenga insieme gli interessi di tutte le regioni, è qualcosa di veramente difficile”.
Carloni non si è nascosto che questo sia un momento difficile per l’agricoltura marchigiana, alla luce delle strategie nazionali in fase di elaborazione: “Proprio questa mattina ho mandato al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli una pec ribadendo quelle che sono le nostre esigenze. Quella marchigiana non è un’agricoltura intensiva, ma di dettaglio e di qualità. Se i prossimi finanziamenti privilegeranno i sistemi agricoli intensivi, noi rischiamo di risultare soccombenti e siamo fortemente preoccupati”.
Ismea, è stato evidenziato durante l’incontro, sostiene le aziende agricole nelle principali fasi della loro vita. Favorisce l’acquisizione della base fondiaria, l’ampliamento della proprietà agricola, gli investimenti aziendali, il ricambio generazionale. In passato l’adesione degli agricoltori marchigiani ai servizi di Ismea, rispetto ai colleghi di altre regioni, non è stata significativa.
Solo due imprese hanno usufruito degli strumenti per il primo insediamento dei giovani; cinque hanno ricevuto il contributo per l’iniziativa “Donne in campo 2020/2021” sulle 70 finanziate in Italia; quattro hanno aderito alla Banca per la terra, di cui una soltanto aggiudicata.
“È necessario migliorare la capacità delle nostre imprese di intercettare le opportunità offerte da Ismea, sia attraverso l’attività di informazione svolta dalle associazioni, sia migliorando le competenze tecniche necessarie per accedere agli strumenti finanziari – ha concluso Carloni – Da questo punto di vista è urgente consolidare le relazioni del nostro sistema creditizio con Ismea, che può rappresentare un partner importante anche per le imprese che accedono ai contributi previsti dalle misure del Programma di sviluppo rurale”.

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