Il Salvator mundi acquistato per 450 milioni di dollari? Non sarebbe di Leonardo.
C’è la mano del genio da Vinci, invece, nel ritratto disegnato a sanguigna, scoperto di recente e appartenente a dei collezionisti di Lecco. Ne è arciconvinta Annalisa Di Maria, del Comitato di esperti di arte e letteratura del Centro per l’Unesco di Firenze e membro dell’International committee Leonardo da Vinci. Tanto che non appena sarà possibile, cioè covid 19 e relative ordinanze permettendo, presenterà a Firenze alla stampa il suo studio di 60 pagine sul prezioso disegno.
Una pagina della storia dell’arte sta per essere (ri)scritta? Gli studiosi d’arte internazionali avranno di che discernere.
Intanto The Daily Thelegraph lo ha chiesto a Martin Kemp, professore emerito all’università di Oxford e uno dei massimi esperti in materia, che ribadisce . A questa ritiene di averci pensato la studiosa d’arte Annalisa De Maria che abbiamo raggiunto al telefono.
Cosa le fa pensare che siamo di fronte a un’opera di Leonardo?
Innanzitutto la tecnica. Leonardo utilizzava la sanguigna, l’ha usata in gran parte dei disegni dell’Ultima cena. Questo disegno è di Leonardo per il tratto, i particolari, basta vedere i riccioli, che sono simili agli studi di capigliature e vortici delle acque che lui faceva. La barba dell’uomo ritratto nella sanguigna è molto simile ai capelli di Ginevra Benci (dipinto di Leonardo che si trova a Washington, ndr). Poi la postura, che è di tre quarti. Molto difficilmente Leonardo dipingeva i personaggi di fronte. Lo si vede dall’occhio, simile al suo autoritratto di Torino. Così come le labbra, il naso, la tecnica, assomigliano all’autoritratto del capoluogo piemontese. Leonardo si ispirava a sé quando dipingeva o disegnava. Lo facevano nel Rinascimento.
E gli esami di laboratorio?
Risulta che si tratta di una sanguigna su carta dell’epoca tra XV e XVI secolo.
Quando ha visto per la prima volta il disegno del maestro da Vinci?
Nel settembre scorso. Appena l’ho visto mi sono commossa. Ho capito subito che poteva essere di un artista superiore, visto da vicino è di una bellezza impressionante. Me lo hanno portato i collezionisti da Lecco mentre tenevo una conferenza sull’arte sacra in Emilia Romagna. Già mi avevano inviato la foto, mi piaceva. Loro pensavano che potesse essere di Leonardo, si erano rivolti ad altri ma avevano avuto pareri incerti. L’opera è custodita in un caveau di una banca in Lombardia. L’attribuzione non è stata difficile, l’opera parla da sola. Fino ad ora si riteneva fosse di un anonimo del XV – XVI secolo. Probabilmente non è un caso che sia stata trovata in Lombardia. Di Leonardo mancano circa 5000 codici, sparsi non si sa dove, lui è vissuto un ventennio a Milano, quindi… Inoltre se questo disegno è di Leonardo, non lo è l’altro, cioè quello acquistato per 450 milioni di dollari.
Perché il Salvator mundi, cioè il ritratto di Gesù che tiene in mano una sfera, attribuito al genio da Vinci, non sarebbe del maestro toscano?
Lo stile non è quello di Leonardo. Il personaggio è frontale, non c’è movimento, non c’è anima. Leonardo non dipingeva persone ferme. La postura non è quella del suo stile. Inoltre il quadro è stato restaurato nel 1912, se si confrontano le foto di com’era prima del restauro e come è ora, si nota che prima non c’era nulla di leonardesco e ora ce l’ha, si vede dal colore, dallo sfumato, dalla forma degli occhi, la fronte, l’hanno ridipinto. Secondo me si tratta di un originale dell’epoca ma non di Leonardo, di un altro artista del Rinascimento.
E perché l’avrebbero ridipinto in quel modo?
Chi ha effettuato il restauro dice che sotto, il dipinto era così.
Che cosa c’è nella sua tesi di 60 pagine che verrà svelata in futuro?
I riscontri di laboratorio, le comparazioni che abbiamo fatto, i particolari della sua pittura, del suo sfumato, di tutto; la filigrana, gli studi sulla carta e a livello storico culturale, lo stile, la tecnica, ecc.
Potrebbe essere questa sanguigna il bozzetto di Salvator mundi di Leonardo. Verrà studiato da altri esperti ed io vorrei che fosse esposto in modo che tutti ne possano godere. E’ una bella cosa.

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