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La prima volta che mi sono recato alla cantina Cológnola non mi aspettavo di certo d’essere accolto da un cavallo colossale, una scultura di bronzo che si staglia davanti alla porta d’ingresso del punto vendita. Pur non essendo un esperto, ho subito riconosciuto l’inconfondibile stile di Fernando Botero ma ho immaginato, data la sua collocazione in mezzo alla campagna di Cingoli (MC), che si doveva trattare di una copia. Invece è una scultura originale. Quando ho conosciuto meglio la cantina, ho capito che l’enorme manufatto è una sorta d’icona che indica le tre grandi passioni della famiglia Darini, alla quale appartiene il sito: il vino, i cavalli e l’arte.
La tenuta, gestita da Serena Darini con la collaborazione dell’enologo Gabriele Villani, consiste in trentatré ettari vitati, trenta dei quali a Verdicchio e tre a Montepulciano, dai quali si ricavano sette vini fermi, un passito e due spumanti. I Verdicchi dei Castelli di Jesi DOC classici superiori sono tre: “Incauto” è un vino biologico che ha mutuato il nome da uno dei cavalli della scuderia di famiglia; “Via Condotto” ha sentori floreali che sfumano nel tipico amarognolo del Verdicchio; il pluripremiato “Ghiffa”, grazie al suo invecchiamento su fecce nobili per un anno, è fruttato, minerale e fresco. “Labieno” è un magnifico Verdicchio riserva DOCG classico, ottenuto da uve selezionate in vendemmia tardiva; una breve crio-macerazione, un invecchiamento di ventiquattro mesi su fecce nobili e un successivo affinamento in bottiglia per sei mesi, gli danno un sapore bilanciato ed effluvi armoniosi di pesca e albicocca.
Due IGT Marche rossi, entrambi di Montepulciano in purezza, concorrono ad arricchire l’offerta della cantina: la mia preferenza va senz’altro al “Buraco”, probabilmente per il suo passaggio in botte durante l’invecchiamento, che gli conferisce un equilibrio tannico molto piacevole e rotondo. “Cantamaggio” invece è più morbido e meno impegnativo.
Sempre di Montepulciano ma vinificato in bianco “Via Rosa”, un Marche IGT rosato, delicato e fruttato. Al comune nel cui territorio insiste la cantina Cológnola, è dedicato il passito “Cingulum” di forte impatto aromatico, dal tipico caldo colore ambrato.
Da non perdere il “Darini”, spumante extra brut di Verdicchio dedicato al capofamiglia Walter, che deve la sua sontuosità all’affinamento di quarantotto mesi sui lieviti. Più fresco e brioso il “Musa”, brut vinificato col metodo classico e affinato per un anno.
Per finire, vi consiglio di approfittare della gentilezza e dell’accoglienza degli addetti, per visitare la struttura: il punto vendita è sobriamente elegante; nel pulitissimo seminterrato, luccicano i tini d’acciaio accanto alla bottaia, dove ultimamente ha preso posto anche un’anfora di coccio pesto che sarà dedicata alla vinificazione di “Incauto”. Suggestiva la zona dove riposano le bottiglie di spumante, perfettamente allineate in attesa d’essere maneggiate secondo i dettami del metodo classico. Ciò che non bisogna perdere, è l’incantevole scenario che si può apprezzare dalla terrazza del complesso: i filari ordinati si stagliano sui chiari terreni marnosi modellati dal fiume Musone, seguendo le sinuosità delle colline mioceniche che fanno da preludio alla ieratica presenza del monte San Vicino, dominatore del paesaggio e presente sul logo della cantina. Anche se non ci fossero questi meravigliosi vini da assaggiare, varrebbe la pena di andare in località Cológnola solo per il panorama. Un altro angolo delle nostre splendide Marche da assaggiare e contemplare.
Per qualsiasi approfondimento
Tenuta Musone

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