All’Unione Cattolica della Stampa Italiana, il 29 gennaio 1966, Papa Paolo VI presentava così la figura del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales:
“Per il fatto che Francesco di Sales è proclamato protettore degli scrittori e dei giornalisti, specialmente cioè della stampa cattolica, sarebbe giusto cercare in lui i titoli di tale sua parentela spirituale con la vostra professione: fu scrittore, dicevamo, fu un pioniere della stampa occasionale, periodica, concepita a dialogo con i lettori, rapida e finalizzata da scopi apologetici; della stampa-veicolo di idee, come la parola che vuol farsi ascoltare, entrare nelle anime; promotore di una predicazione stampata, con questo appunto di particolare: che questa predicazione si fissa nell’impressione tipografica; e perciò rimane e non perde nel pronunciarsi, come la parola, la sua sensibile virtù persuasiva, e nello stesso tempo può moltiplicarsi indefinitamente, in tanti echi quanti sono i fogli in cui quella parola si riflette, e sempre con la tacita e prepotente pretesa di diffondersi, di universalizzarsi: ecco la stampa giornalistica, la vostra”.
Chissà se oggi sia ancora possibile parlare di “parentela spirituale” tra i giornalisti cattolici e Francesco di Sales. Oggi è davvero difficile cogliere la linea che demarca il territorio cattolico e non, e su ogni piano: da quello politico a quello dell’impegno sociale e, sicuramente anche da un punto di vista giornalistico… Sembra proprio che quel “siete nel mondo ma non del mondo” che Gesù esortava ai suoi discepoli sia andato sfumando nel tempo e nella storia e che la vocazione “di sale e di lievito” dei cristiani sia ormai passata di moda per un’omologazione di massa ed un asservimento al potere dominante.
Se la chiarezza negli scritti, comprensibili a tutti, e la determinazione a proporre la verità con forza e coraggio erano peculiari di Francesco basti guardare le modalità e i contenuti del giornalismo odierno, compreso quello dichiaratamente cattolico, per constatare che c’è una distanza abissale e che tale accostamento sarebbe da ritenersi del tutto fuori luogo oggi. Caos, confusione, disorientamento, imbarazzo sono solo alcuni sentori che nell’ascoltare certe notizie e soprattutto certi modi di fornire notizie attanagliano i cuori e le coscienze di chi ascolta.
C’è chi parla di “agnosticismo cristiano” vissuto e propagato cioè dai cristiani, quelli della domenica che non danno la Verità che è Cristo sull’uomo e sul mondo ma che si piegano alle verità (che spesso sanno proprio di varietà) di partito, di ideologia, di perbenismo, di carrierismo.
E allora ripensiamo tutti alle parole di Benedetto XVI pronunciate proprio in occasione di questa ricorrenza nel 2009 quando, esortando i giornalisti cattolici a non cedere a compromessi diceva “Abbiate il coraggio della coerenza, anche a costo di pagare di persona: la serenità della coscienza non ha prezzo”.

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